giacomo rindonone mariellla della porta

Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”

Psicologia delle organizzazioni
(Corso di laurea in Scienze psicologiche del lavoro)
M-PSI/06
CFU: 8
Professore Laura Occhini
Durata: Annuale, 50 h.
Titolo del corso: Le organizzazioni nell’individuo
Obiettivi formativi: Lo scopo del corso è quello di analizzare (oltre le basi teoriche
fondamento della disciplina specifica) gli aspetti organizzativi del
gruppo che interferiscono con l’efficacia e l’efficienza operativa del
singolo individuo e che provocano conflitti comunicativi e
relazionali che inibiscono il raggiungimento dello scopo.

Programma
del corso: 1. Le basi teoriche della psicologia delle organizzazioni
2.L’influenza sociale e il controllo sociale
3. Potere, autorità e leadership
4. La suddivisione dei ruoli rispetto allo scopo
5. Le patologie di ruolo

Testi di riferimento: Occhini L., Gruppi, Individuo ed Organizzazioni, Edizioni
Goliardiche, Trieste, 2004.
Maslach C., Leiter M.P., Burnout e organizzazione, Erikson, Trento,
2001.
Menelao A., Della Porta M., Rindonone G., Mobbing: la faccia
impresentabile del lavoro, Franco Angeli, Milano, 2001.
Dispense a cura del docente la cui disponib ilità sarà comunicata
all’inizio delle lezioni.
Modalità didattiche: Lezioni frontali – A seconda del numero degli studenti eventuali
lezioni pratiche – 1 seminario didattico dal titolo “LE RELAZIONI
ABRASIVE NELLE ORGANIZZAZIONI” le cui date saranno
comunicate agli studenti nel corso delle lezioni
Modalità di
accertamento: Esame scritto se il numero degli studenti iscritti all’appello supera
le 20 unità. Esame orale se il numero è inferiore.

giacomo rindonone mariellla della porta

Mobbing, Italia sotto la media Ue

Mobbing, Italia sotto la media Ue

Solo 4 lavoratori su 100 denunciano vessazioni

 

ROMA
L’Italia è il Paese meno «mobbizzato» d’Europa. Secondo una ricerca dell’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro (Ispesl) solo 4 lavoratori su 100, infatti, sono vittime di soprusi, intimidazioni o aggressioni psicologiche. Un dato che ci accomuna al solo Portogallo, contro una media europea che arriva al 9%. A detenere il record per mobbing è la Finlandia, con un picco del 15%, seguita a breve distanza da Paesi Bassi e Regno Unito, dove i mobbizzati sono il 14%. Va un po’ meglio in Svezia (12%), Belgio (11%), Francia e Irlanda (10%). Meno minacciati sono, invece, i lavoratori di Danimarca (8%), Germania e Lussemburgo (7%), Austria (6%). Vicini, infine, alle «performance» italiana e portoghese, Spagna e Grecia con il 5%. Il divario tra gli Stati membri riflette, però, il diverso livello di consapevolezza del problema, le differenti legislazioni in materia e quindi un numero di casi denunciati non facilmente comparabile.
Il mobbing, infatti, è spesso un fenomeno sommerso.
Spiega Giacomo Rindonone, psicologo e coordinatore di un centro di ascolto Ispesl:
«La percentuale dei mobbizzati in Italia supera ampiamente il 4% dalla graduatoria europea. Dall’esperienza del nostro centro, cui si rivolgono centinaia di mobbizzati posso affermare con tranquillità che sono almeno l’8% i lavoratori che soffrono di patologie legate al mobbing. In Italia, infatti, gran parte del fenomeno resta sommersa. Molte persone, lavorando in piccole realtà aziendali, non sono tutelate a livello sindacale e preferiscono mantenere il silenzio finchè i sintomi psicosomatici che di solito accompagnano la vittima non si aggravano».
A guidare la classifica europea per settori sono la pubblica amministrazione e la difesa.
In questi due campi, infatti, il 14% dei lavoratori è vittima del mobbing. Nell’istruzione e sanità, ristorazione e alberghiero, trasporti e comunicazioni, gli occupati soggetti a vessazioni sono il 12%. La percentuale scende al 9% nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, al 7% nel campo immobiliare e al 6% nell’industria manifatturiera e mineraria. Meno colpiti i lavoratori dell’intermediazione finanziaria e delle costruzioni, con il 5%.
Ma ultimi in assoluto sono quelli dell’agricoltura e pesca e dell’elettricità, gas e acqua. Settori in cui solo 3 lavoratori su 100 subiscono il mobbing.
In Italia, secondo il monitoraggio effettuato dall’Ispesl, su 21 milioni di occupati, circa un milione e mezzo subisce il mobbing. Tra questi, le donne sono poco più della metà (52%). Oltre il 70% delle vittime lavora nella pubblica amministrazione. Inoltre, intimidazioni e soprusi sono più frequenti al Nord (65%) rispetto alle altre aree geografiche. Il livello di istruzione sembra essere un’arma di difesa contro i soprusi.
I laureati, infatti, risultano meno esposti dei diplomati (24% contro 52%). Tra le categorie, la più colpita è quella degli impiegati, in cui le vittime arrivano al 79%. Ma il mobbing colpisce anche gli operai e più in generale i lavoratori di basso livello. Sarebbero proprio gli addetti alle mansioni più semplici, le vittime preferite degli abusi psicologici in azienda.
Il mobbing, poi, non si manifesta con episodi isolati. Il 30% dei comportamenti vessatori dura oltre due anni, il 40% da uno a due e il 27% da sei mesi a un anno. Ma il fenomeno ha costi molto elevati anche per il datore di lavoro. La produttività del dipendente «mobbizzate», avverte l’Ispesl, cala fino al 70%. «Anche se l’Italia è il fanalino di coda nella graduatoria dei Paesi Ue dei soggetti mobbizzati – spiega il presidente dell’Ispesl, Antonio Moccaldi – non dobbiamo abbandonare a se stessa quella piccola percentuale che ne è vittima». E poi aggiunge: «Per uscire dal fenomeno la vittima deve essere messa in condizione di esprimere liberamente il suo disagio». Da qui l’idea di istituire un centro di ascolto specializzato a Roma presso il laboratorio di Psicologia e Sociologia del lavoro, dove psicologi e medici preparati ad hoc aiutano il mobbizzato a prendere coscienza della situazione in cui si trova e, soprattutto, a uscirne.
«Per risolvere il problema – auspica Rindonone – in Italia deve essere al più presto varata una legge che punisca atti del genere. Finchè non saranno considerati reati, chiunque può mobbizzare senza temere di essere perseguito. Nell’Ue, insieme al Portogallo, guarda caso ultimo in graduatoria come noi, siamo l’unico Paese a non avere ancora una legge in materia».

LA CLASSIFICA EUROPEA
Percentuale di lavoratori che denunciano soprusi
e intimidazioni

FINLANDIA 15%
PAESI BASSI 14%
REGNO UNITO 14%

SVEZIA 12%
BELGIO 11%
FRANCIA 10%
IRLANDA 10%
MEDIA UE 9%
DANIMARCA 8%
GERMANIA 7%
LUSSEMBURGO 7%
AUSTRIA 6%
SPAGNA 5%
GRECIA 5%
ITALIA 4%
PORTOGALLO 4%

Fonte

giacomo rindonone mariellla della porta

Maltempo in redazione:”Il rischio mobbing tra i giornalisti è quattro volte superiore alla media nazionale”

Maltempo in redazione:”Il rischio mobbing tra i giornalisti è quattro volte superiore alla media nazionale”

Maltempo in redazione. Mentre gli editori continuano a rifiutarsi di sedersi al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro, i giornalisti sembrano sempre più sull’orlo di una crisi di nervi, con un alto rischio per sindromi ansiose depressive derivanti dall’attività professionale, ed una elevata possibilità di trovare “mobber” (persecutori), e di diventare oggetto di “molestie morali”, per usare un termine scientifico della letteratura francese, ma che pur sempre indica quel fenomeno diffuso nel mondo del lavoro, e che riguarda le vessazioni, il terrore psicologico. Tanto che gli psicologi esperti della materia lo indicano come “trauma da mobbing”.

Il 53% dei giornalisti infatti è già portatore di sintomatologie che giustificherebbero in ambito clinico una diagnosi di “disturbo d’ansia”, ed il 30% è portatore di sintomatologie tali da giustificare la necessità di un trattamento, e di sottoporre il soggetto in situazioni di “grave inabilità personale”. Le giornaliste hanno inoltre 17 possibilità in più dei colleghi uomini (nell’ambito del campione) di essere mobbizzate, anche se sono più preparate all’ingresso nel mondo dell’informazione, e rispetto ai colleghi maschi hanno più spesso una laurea e un diploma post-universitario. Nonostante questo dato, il mobbing come le situazioni di ansia e stress non sono una prerogativa femminile: si potrebbe paradossalmente affermare che per quanto riguarda il mobbing nelle redazioni c’è senz’altro maggiore “pari opportunità” tra maschi e femmine che, per esempio, nelle carriere!

E’ questo il quadro che emerge dall’indagine dell’Associazione Stampa Romana che, con l’aiuto di psicologi del lavoro e psicoterapeuti, ha predisposto un questionario sul “clima” nelle redazioni, distribuito nelle redazioni romane di giornali, televisioni, agenzie di stampa. ‘’La risposta – afferma Silvia Garambois – segretario dell’Associazione Stampa Romana – e’ stato ‘’uno schiaffo’’. Dagli oltre 1000 questionari compilati dai giornalisti in maniera anonima ed analizzati dagli psicologi del lavoro Mariella Della Porta e Giacomo Rindonone, assieme a Franco Consonni, psicologo e psicoterapeuta, si rileva – continua Garambois – che il ‘’rischio mobbing nella nostra categoria e’ quattro volte superiore a quello stimato negli altri luoghi di lavoro, e che risulta un numero preoccupante di giornalisti ‘’ad alto rischio’’ o già mobbizzati: 36 casi su 270 esaminati.’’.

La presenza complessiva del fenomeno “mobbing”, nei soggetti esaminati è pari al 16%, percentuale quadrupla rispetto alla riconosciuta incidenza del fenomeno a livello nazionale (pari al ~ 4%) . Sia i giornalisti che le giornaliste, si lamentano per la quantità di ‘’tempo lavorato a sfavore del tempo libero’’. Rispondendo alla domanda “Il tempo libero da lavoro per la qualità della Sua vita Le appare insufficiente?” il 70% delle femmine ed il 54% dei maschi ritiene di si.

Quasi la metà del campione (47%) inoltre e’ convinto di svolgere ‘’mansioni modeste’’ rispetto all’età ed alla formazione personale conseguita,così come nella stessa percentuale ritiene di poter esprimere insufficientemente le proprie capacità sul posto di lavoro. Dall’analisi di Consonni si vede chiaramente che i rapporti interpersonali con i colleghi di lavoro sono improntati ad una ‘’esasperata competitività’’, e caratterizzati da ‘’scarso rispetto reciproco’’e ‘’atteggiamenti troppo seri e formali’’. Il clima relazionale viene percepito ancora più fosco: più della metà del campione esaminato ammette che si parla ‘’alle spalle’’, denunciando pettegolezzi fra colleghi.

Il giornalista si trova poi spesso a dover avere un ruolo di “opinion leader” su una gamma elevatissima di problemi, di cui certamente non puo’ essere esperto, e obbligato cioè a diventare una sorta di “tuttologo” che però deve necessariamente confrontarsi con esperti veri nei rispettivi campi, subendo necessariamente lo stress di passare da percezioni di “ignoranza” a richieste palesi di calarsi nel ruolo dell’esperto di turno, tutto ciò spesso in tempi estremamente limitati, quelli legati

alla produzione della notizia.

Per il Sindacato, ‘’i risultati di questa indagine – conclude Garambois – rappresentano un punto di partenza importante, anche e soprattutto per ridiscutere con le Aziende e con gli Editori l’organizzazione del lavoro nelle redazioni. Il mobbing infatti non e’ solo ‘’un male oscuro’’ dei singoli: è invece contagioso, demotivante e ha riflessi immediati sul lavoro e sulla stessa qualità dell’informazione. Mariella Della Porta, psicologa del lavoro sottolinea le forme del disagio in redazione, ed elenca le caratteristiche di stress, burnout, mobbing e workalcholic. Giacomo Rindonone, psicologo ed esperto di mobbing, formula le “istruzioni” per vivere meglio in redazione, attraverso ‘tecniche’ conosciute nell’ambito della psicologia del lavoro ma non rese disponibili nella pratica dell’organizzazione del corpo redazione in particolare. Nel senso che a volte, mantenere vivo il fuoco della competizione e della rivalità tra colleghi, la formazione di cordate contrapposte può essere utile all’azienda per non affrontare i problemi legati alla sicurezza del lavoro, alla salute o alla sfera che riguarda anche impropriamente le mansioni.

Lo Sportello Mobbing, di cui è responsabile Simonetta Ramogida, ha avuto modo di osservare quanto accade nelle redazioni. Il questionario sul “clima” aziendale è lo strumento che l’Associazione Stampa Romana si è data per verificare scientificamente lo stato delle cose e ripartire da qui nella propria azione sindacale. Il mobbing rischia di essere uno dei mezzi con cui gli editori cercano di “governare” le redazioni, emarginando proprio quei giornalisti più anziani, più professionalizzati (e quindi anche più costosi) o semplicemente più “scomodi”. Anche il mobbing, insieme al precariato e al tentativo di destrutturare le redazioni con mobilità interna e distacchi dei redattori, rappresenta un pericolo per la libertà e l’autonomia dell’informazione.

 

Fonte

giacomo rindonone mariellla della porta

Diritto all’integrità

Mobbing, Rifondazione comunista presenta
una proposta di legge che, oltre al lavoratore, mette al centro la dignità
della persona

Diritto all’integrità

«Sanzionare chi provoca un danno psico-fisico ai lavoratori e alle lavoratrici»

In Italia produce diverse centinaia di migliaia di vittime, quasi sempre costrette a curarsi dallo stress. Ma nei casi piu’ gravi oltre alle cure psichiatriche sono necessarie anche quelle mediche nel tentativo di guarire da ulcera, ipertensione, malattie della pelle e persino tumori. L’imbarbarimento delle condizioni di lavoro è anche questo, il mobbing. In altri paesi come Finlandia, Svezia e Germania è un fenomeno studiato e “normato” da un adeguato apparato legislativo, che ha al centro la persona. In Italia, e in pochi altri paesi europei, no. Manca la legge e ogni volta che si arriva alla causa davanti al giudice ci si sente rispondere sempre la stessa cosa: impossibile dimostrare il nesso di causalità tra presunto atteggiamento persecutorio e insorgenza della malattia psichica. Sono pochi i casi che passano la “barriera del suono” delle leggi. Uno, noto per i suoi risvolti drammatici, è senz’altro quello della palazzina Laf all’Ilva di Taranto. Lì le condanne dei vertici furono possibili grazie anche alla determinazione dei lavoratori. Una legge in materia e’ ormai indispensabile anche in Italia visto che l’Unione Europea ha più volte sanzionato il nostro Paese per la mancanza di norme contro questo fenomeno. L’Ue ha dato come scadenza ultima per adeguarsi il mese di ottobre. Ma il confronto in Parlamento, dove giacciono circa una decina di proposte, è ancora indietro. Rifondazione comunista, ieri, ha presentato il suo disegno di legge. Si tratta di un testo assai snello e si compone di solo nove articoli. Tra i tratti salienti rilevante è il ricorso al giudizio immediato del Tribunale dei lavoro per i casi più eclatanti. Viene prevista inoltre la pubblicità delle condanne inflitte dal giudice e la nullità di tutte le direttive e gli ordini impartiti per ottenere l’effetto-mobbing. Il pregio del disegno di legge, la cui ottica, come precisa il senatore Gigi Malabarba, è quella dell’estensione dei diritti, è nell’articolo 2 che prevede puntigliosamente tutti i casi in cui un certo tipo di comportamento da parte dei “superiori” deve essere considerato un’azione di mobbing, un sopruso. «Il danno sull’integrità psicofisica – è scritto – provocato dai comportamenti e atti di cui al comma 1 è rilevato, ai fini della presente legge, ogni qualvolta comporti riduzione della capacità lavoratori per disturbi psicofisici di qualunque entità quali depressione, disturbi psicofisici di qualunque entità quali depressione, disturbi psicosomatici conseguenti a stress lavorativo come l’ipertensione, l’ulcera, l’artrite, disturbi allergici, disturbi della sfera sessuale sino ai tumori». Il risarcimento previsto è «anche una somma a titolo di indennizzo del danno biologico da determinarsi in via equitativa».

Mobbing è un concetto introdotto dallo psicologo svedese Heinz Leyman che ha utilizzato l’espressione inglese ‘to mob’ che vuol dire accerchiare, aggredire. Naturalmente il riferimento è rivolto ai soprusi che sui luoghi di lavoro i superiori, ma talvolta anche i colleghi di ”pari grado”, infliggono creando perfino situazioni di terrore psicologico quasi sempre finalizzato al ricatto o all’espulsione.

La proposta di legge del Prc è stata illustrata nel corso di un convegno organizzato presso la Sala del Cenacolo della Camera a cui hanno partecipato i senatori del Prc Tommaso Sodano, Luigi Malabarba (capogruppo) e Giorgio Malentacchi. Con loro anche Ugo Boghetta, del dipartimento Lavoro del Prc. Il confronto è stato soprattutto con le associazioni che operano nel settore e gli addetti ai lavori. Cosi’ sono intervenuti esponenti del Mima (associazione contro la violenza morale sul lavoro), rappresentanti di molti settori del mondo del lavoro, come bancari e lavoratori delle polizia, assicuratori e giornalisti; ed esperti, come Marisa Lieti, psichiatra, Giacomo Rindonone, psicologo, Maurizio Marasco, neuropsichiatra, Vito Totire, ispettore del Lavoro.

Nel corso del dibattito non sono mancate le critiche al sindacato reo di abbandonare i “mobbizzati” a se stessi e di aver compiuto scelte fortemente improntate all’aziendalismo. E’ proprio l’aziendalismo, infatti, il terreno che consente al mobbing di attecchire e di provocare altre vittime.

Fabio Sebastiani
Roma, 28 giugno 2002
da “Liberazione”
giacomo rindonone mariellla della porta

Mobbing: il cattivo? Un narcisista paranoide e delirante

MOBBING: IL ‘CATTIVO’? UN NARCISISTA PARANOIDE E DELIRANTE

IN UN LIBRO IL RITRATTO DEL MOBBER

Roma, 24 mar. (Adnkronos Salute) – Narcisista ”terminale”, impermeabile all’esistenza degli altri, in preda a fantasie di successo, potere, fascino e bellezza ”illimitati”: in poche parole, un uomo con seri problemi. Questo e’ il ”mobber”, chi cioe’ vessa i propri sottoposti o colleghi per scopi che in superficie sono di potere ma nascondono motivazioni psicopatologiche piu’ profonde, che arrivano al sadismo praticato per il proprio piacere anche fisico. Un libro di prossima pubblicazione (”Mobbing: la faccia impresentabile del mondo del lavoro”, a cura degli psicologi Alessandra Menelao, Mariella Della Porta e Giacomo Rindonone, per i tipi di Franco Angeli) traccia per la prima volta il ritratto del ”cattivo” sul luogo di lavoro; una figura, avvertono gli autori, sempre piu’ in agguato negli uffici: ”di fronte al ‘capitalismo del caos -scrivono-, cioe’ mercati globali caratterizzati da grande incertezza e da un livello molto elevato di competizione tra i lavoratori”, le aziende reagiscono ”provocando mobbing”.

Ma chi e’ il ”mobber” tipico? Secondo gli autori, che hanno condotto osservazioni sul campo e scandagliato la letteratura scientifica, il ‘cattivo’ ha ”una personalita’ psicopatologicamente disturbata”, che si manifesta come ”disturbo narcisistico di personalita”’, evidenziato dalla presenza di almeno cinque su nove delle seguenti caratteristiche: senso grandioso di importanza (esagera risultati e talenti, si sente superiore senza alcuna motivazione); assorbito da fantasie illimitate di potere, successo, bellezza, fascino; crede di essere speciale e unico e di poter frequentare ed essere compreso da persone speciali come lui o di classe elevata; pretende ammirazione; sente che tutto gli sia dovuto; si approfitta degli altri per i propri scopi; incapace di riconoscere i sentimenti e le neccessita’ degli altri (mancanza di empatia); invidioso degli altri o convinto che sia invidiato; infine, mostra con piacere comportamenti arroganti e presuntuosi. (segue)

(Adnk/Adnkronos Salute)
Fonte: http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnSalute/2001/03/24/Altro/MOBBING-IL-CATTIVO-UN-NARCISISTA-PARANOIDE-E-DELIRANTE_144400.php
giacomo rindonone mariellla della porta

Evento “Un impegno per la legalità democratica”

 

Evento in cui Giacomo Rindonone ha partecipato come esperto psicologo del mobbing