Chi ha visto il mobber?

Ho deciso, da buon neofito che sono, di introdurre un’argomento a me e ai molti ancoro troppo sconosciuto e dunque, nè approfitto della trattazione per impararlo e sopratutto capirlo, magari insieme a voi.
Questo sito, dai prossimi giorni, ospiterà una rubrica aggiornata sull’argomento mobbing, se doveste malauguratamente riconoscervi in uno dei profili riportati bè che aspettate correte presso il centro d’ascolto del vostro sindacato. Le organizzazioni di CGIL, CISL e UIL ma anche altri come l’UGL hanno da tempo impiantato sul territorio centri d’ascolto per il mobbing.
Vediamo ora di descrivere un pò questo tipo.
Narcisista ”terminale”, impermeabile all’esistenza degli altri, in preda a fantasie di successo, potere, fascino e bellezza ”illimitati”: in poche parole, un uomo con seri problemi. Questo e’ il ”mobber”, chi cioe’ vessa i propri sottoposti o colleghi per scopi che in superficie sono di potere ma nascondono motivazioni psicopatologiche piu’ profonde, che arrivano al sadismo praticato per il proprio piacere anche fisico. Un libro di prossima pubblicazione (”Mobbing: la faccia impresentabile del mondo del lavoro”, a cura degli psicologi Alessandra Menelao, Mariella Della Porta e Giacomo Rindonone, per i tipi di Franco Angeli) traccia per la prima volta il ritratto del ”cattivo” sul luogo di lavoro; una figura, avvertono gli autori, sempre piu’ in agguato negli uffici: ”di fronte al ‘capitalismo del caos -scrivono-, cioe’ mercati globali caratterizzati da grande incertezza e da un livello molto elevato di competizione tra i lavoratori”, le aziende reagiscono ”provocando mobbing”.
Ma chi e’ il ”mobber” tipico? Secondo gli autori, che hanno condotto osservazioni sul campo e scandagliato la letteratura scientifica, il ‘cattivo’ ha ”una personalita’ psicopatologicamente disturbata”, che si manifesta come ”disturbo narcisistico di personalita”’, evidenziato dalla presenza di almeno cinque su nove delle seguenti caratteristiche: senso grandioso di importanza (esagera risultati e talenti, si sente superiore senza alcuna motivazione); assorbito da fantasie illimitate di potere, successo, bellezza, fascino; crede di essere speciale e unico e di poter frequentare ed essere compreso da persone speciali come lui o di classe elevata; pretende ammirazione; sente che tutto gli sia dovuto; si approfitta degli altri per i propri scopi; incapace di riconoscere i sentimenti e le neccessita’ degli altri (mancanza di empatia); invidioso degli altri o convinto che sia invidiato; infine, mostra con piacere comportamenti arroganti e presuntuosi.

Federico Righi